Cristina Savelli – la regista (Firenze – 1963)  

 

Filmografia:

Ti chiamo io (2007), regia. Presentato al 21° Festival internazionale del cinema gaylesbico e queer culture di Milano, Lesweek di Torre del Lago, Gay Village di Roma, Some prefer cake di Bologna, Florence Queer Festival di Firenze.

Le inutili coincidenze (2007), regia. Presentato a VideoQueer, Florence Queer Festival, Firenze

Bioritmi (2007), riprese e montaggio

 

 

            

 

Le inutili coincidenze - regia di Cristina Savelli

3 minuti e 32 secondi, Firenze 2007; video sperimentale; soggetto di Valeria Santini; sceneggiatura su un testo poetico di Valeria Santini; riprese di Cristina Savelli; montaggio di Cristina Savelli; interprete Valeria Santini.

 

SINOSSI

POESIA SCRITTA DA UNA DONNA PER UNA DONNA

Le inutili coincidenze

a Monica

I

In principio è stato il pensiero/- dolore sommesso/scivolato trasversale/ che riaprivi e curavi –/

compagno costante/anteposto e lontano dalla co(no)scienza./Attraverso fessure/di anni e giorni e ricordi/

vicinanza con te/nel secondo crocevia del tempo/compimento di fatiche/speranza di mattine di sole./

E tu hai camminato/su quelle scale ed hai/voltato le spalle per toccarmi/ed hai/raccolto fra le braccia le braccia/in momentanea assenza della dea ragione/incrociando legando/stringendo tessiture.

II

L’estate ci ha trovate/inconsapevoli dei tramonti eppure/sono stata io a percorrere/infinite volte /le curve del corpo e delle strade,/le inutili coincidenze./La lama affilata dell’assenza/è giunta/

annunciata e inattesa/stratificata in distanze negate/del governo di seduzione sapiente:l’inizio delle menzogne.

III

Settembre all’altare disertato/è stato il secondo passaggio,/aperto il dolore e strappato./Piangevi al telefono, e ho pianto/la delusione che credevo immeritata./Ma sono stata io/a fermare il fluire del sangue/- intervento tardivo,/inefficace medicazione -/camminando all’indietro,/chiedendo consolazione./E nella mente allora la nebbia/e il faro del passato ingannatore/dov’era stato il tuo corpo e dove/avevi/incrociato le mie mani,/e intanto raccoglievo in fretta/vestiti e in silenzio mi allontanavo

/allo scadere della (tua) concessione./Eppure eri stata tu/a placare rasserenare le notti/concedendomi il sonno sopra la paura/e tua la voce delle promesse/circondando il (mio) mondo della tua essenza.

IV

Da allora è stato silenzio/sommerso di dolore e dettagli,/ore, luoghi, parole/rivisti, rivissuti eternamente,/la mente che non distingue/fra ipotesi, senso e finzione./E non c è stata mai/luce dentro al/tunnel e mai/misura, i giorni dopo i giorni trascorrendo/ancora, uno sommato all’altro./Da allora le/mani ferite/e sconosciute colpe che pago/camminando senza riposo.

V

Il pensiero sommesso adesso/trascina la sabbia che mi circonda/di te, aria del mio respiro, e dintorno/le case, la vita, gli amori,/sfumati distanti all’orizzonte./Adesso non sento sapori/e racconto il dolore/infiltrato di te/in ogni piega, tacendo di te,/i fotogrammi mescolati di ieri/la pelle, il desiderio disperso./E quello che siamo state/si confonde con l’imbrunire/delle stagioni o delle notti, uguali/d’insopportabile lentezza/il tempo /si è rivestito./Ed io sono rimasta /da sola a guardare le braci, /nel freddo che brucia le ossa. (15-2-07)

 

 

 

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